Elvira
Chi avrebbe mai pensato che il fantasma di Solferino avesse scelto proprio quella casa?
La torta margherita che si mangiava a colazione a Corte Barche era soffice e profumata. Le uova erano fresche di raccolta dalle solerti galline del pollaio. La signora Elvira, tutte le mattine, distribuiva enormi fette ai tavoli, accompagnate dalla marmellata fatta in casa: questo era il buongiorno per i suoi rari ospiti. L’ampia hall dell’agriturismo accoglieva poche persone e gli occhi penetranti di Elvira le trapassavano tutte, celando un filo di inquietante malinconia.
Corte Barche e l’Ossario
L’agriturismo era immerso in un’atmosfera surreale e silenziosa, motivo per cui lo scelsi quando decisi di trasferirmi nelle campagne di Solferino, avendo ricevuto un’offerta di lavoro nella zona. Dai tempi della scuola sapevo che proprio lì, nel lontano 24 giugno 1859, durante la seconda guerra d’indipendenza, si era combattuta una famosa battaglia. 1.413 teschi e le ossa di 7.000 caduti dei quattro eserciti austro-veneto e franco-sardo erano raccolti presso l’Ossario monumentale. Un brivido mi percorreva la schiena ogni volta che ci passavo davanti durante le mie lunghe passeggiate.
La notte del fantasma di Solferino
Quella notte del 12 dicembre 2012 ero appena andata a dormire e la mia stanza era caldissima. Il cielo era limpido e scuro e fuori non si sentiva alcun rumore. Quel silenzio e quell’anomala pace mi piacevano e mi spaventavano allo stesso tempo. La giornata era stata pesante al lavoro e avevo proprio bisogno di rilassarmi: spensi la luce verso le 22.30, senza leggere e senza guardare la tv.
Non mi ero ancora addormentata quando all’improvviso avvertii una scossa che fece tremare il mio letto dal fondo. Dapprima lieve, poi sempre più intensa. Pensai al terremoto e sbarrai gli occhi, presa dal panico.
Ero terrorizzata perfino dall’idea di uscire dal manto protettivo delle mie coperte. Le scosse continuarono, come se qualcuno spingesse con forza il mio letto. Sentii una presenza tangibile nella stanza e una stretta ai piedi. Urlaii.
Ero certa di non essere sola: ma com’era possibile? Nessuno era entrato, non avevo sentito alcun rumore. Mi feci coraggio e con un balzo saltai giù dal letto e accesi la luce: niente. Nessuno. Nemmeno sotto il letto. Ma aleggiava ancora una strana energia tutto intorno a me.
Il giorno dopo l’apparizione del fantasma di Solferino…
La colazione l’indomani non fu la stessa. Era come se tutti sapessimo. Il volto di Elvira era più provato del solito, come se anche lei avesse avuto visite nella notte. Ora capivo perché quel posto era così poco frequentato. Pareva che il soldato della Battaglia non si rassegnasse proprio alla fine della sua vita terrena e si divertisse a tormentare gli ignari ospiti. Parlando con la gente del posto, ebbi conferma delle mie supposizioni: molti mi dissero che la dimora preferita del fantasma era proprio l’accogliente Corte Barche.
Senza pensarci due volte, decisi di trovare una nuova sistemazione e di rinunciare, a malincuore, alle golose colazioni della Signora Elvira.